Il termine “overtourism” è una parola di recente coniazione che indica il sempre più dirompente fenomeno del sovraffollamento turistico di un certo luogo in un determinato momento, comportando “effetti disruptive” di carattere socio-culturale, naturalistico, urbanistico, infrastrutturale.
Questo fenomeno pone inevitabilmente un problema in termini di sviluppo sostenibile del turismo.
Una risposta adeguata a tale cambiamento sembra provenire dal Marketing e dalla Comunicazione. In diversi casi, infatti, sono state avviate campagne di marketing e comunicazione per cercare non di promuovere una destinazione, bensì di gestirla portando l’attenzione dal guadagno immediato a una programmazione che preservi sostenibilità ambientale ed economica nel lungo periodo. In tale direzione si muovono organizzazioni sovranazionali, come la UNWTO che sta lavorando affinché il turismo diventi un driver per il raggiungimento dei 17 SDGs (Sustainable Development Goals), ma anche le singole destinazioni turistiche (come nel caso di Amsterdam e dell’Australia) che cercano di decentralizzare i flussi turistici dalle classiche mete e promuovere, invece, esperienze in mete meno note attraverso campagne di demarketing, creatività e crossmedialità.
Dall’overtourism si passa, quindi, all’undertourism inteso come l’offerta di destinazioni alternative, insolite e con storie nuove da raccontare, e che puntano alla costruzione di relazioni con persone, luoghi, cultura e comunità. E anche in questo caso un ruolo rilevante è svolto dalla comunicazione. Tra gli esempi la campagna di Oslo “Great Escape”, Puerto Rico come isola alternativa a quelle affollate dei Caraibi e in Scozia la North Coast 500 lanciata come classico viaggio “on the road”.
Il testo qui sopra è tratto dall’articolo “Overtourism, Undertourism e Comunicazione” di Roberta Milano pubblicato sulla rivista GENOVA IMPRESA di Confindustria Genova. Di seguito il link alla rivista online, l’articolo si trova a pagina 68: https://www.mokazine.com/…/confindu…/genova-impresa-2019-n-4.
